Bardi: l'inizio e la fine.
Un cerchio non ha ne capo ne coda e il punto più lontano è anche quello più vicino.
Spero che possiate leggere questi pensieri a partire da qualunque punto del testo e trovare sempre un inizio e mai una fine, perché
tali sono i pensieri, arrivano, scompaiono, si ripresentano si modificano e ricominciano liberamente come il caos che cerca l’ordine per esistere ed essere, in eterno.
Quando uno ti dà quello che può, ti ha sempre dato anche
troppo! Accontentati dunque, sii grato per quello che comunque hai avuto; non chiedere oltre quello che, in ogni caso, sai di non poter avere.
Le idee nuove avanzano sempre ma non perché siano necessariamente migliori, solo perché
i vecchi muoiono.
È naturale che i vecchi siano soppiantati, sostituiti dai giovani; la cosa importante è che loro, i vecchi, lo capiscano e si diano da fare non per ostacolarli ma per scegliere e formare, al meglio, i giovani migliori
che li sostituiranno.
Idee mi girano per la testa.
Gli ignoranti e gli imbecilli sono ottima merce per la composizione di un popolo di consumatori, indottrinabili, convincibili, disponibili a farsi carico dei bisogni consumistici
indotti e delle necessità che gli vengono imposte subliminalmente e gradualmente dagli strateghi dello sviluppo, in cambio di pochi e triti slogan demagogici e populisti.
So che non siete ignoranti e so pure che non siete
imbecilli.
Non vale la pena discutere con gli ignoranti, poiché essi ignorando, appunto, sono talmente pieni di certezze e talmente arroganti nel difendere con entusiasmo fanatico il loro ristretto punto di vista che non cercherebbero
altro che una vittoria, che è l’antitesi stessa di una discussione per animata che sia, poiché questa necessariamente modifica, nel tempo, le idee di chi discute riconoscendo o mettendo in discussione alcune certezze o punti di vista
espressi da ciascuno, voi compresi, introducendo sempre nuovi spunti di approfondimento.
Le idee cambiano, devono cambiare nel tempo altrimenti, se le vostre si stratificano e diventano immodificabili, allora siete o divenite degli ignoranti e il nostro
scambio, la vostra lettura, finisce qui.
So ancora che non siete imbecilli poiché l’unica cosa impossibile da fare al mondo, nell’universo intero, è spiegare ad un imbecille che lo è. Se fosse in grado di capirlo,
non sarebbe un imbecille. Se siete in grado di capirlo, certamente non lo potete essere.
La normalità non esiste in natura: tu sei normale, io anche!
Come l’ornitorinco mammifero becco d’anatra, coda
di castoro, corpo di ratto, capace di variare il metabolismo, da 200 a 10 battiti del cuore per stare sott’acqua, armato di veleno, capace di individuare le correnti elettriche legate alla vita delle sue prede a occhi chiusi. Uno scherzo di natura,
un insieme di possibilità.
La normalità è una cazzata! È innaturale, non esiste... e per fortuna!!! Lo ribadisco e rafforzo per gli scettici, gli omologati, i conformisti, i minorenni! E che ognuno si cerchi
si trovi e si giochi la sua!
Bardi, il paese delle mie origini e della mia infanzia, solo ora mi rendo conto di quanta importanza rivesta l’infanzia sull’intera vita: col passare del tempo sento le radici che mi chiamano e
mi ricordano sempre di più da dove vengo. L’ho lasciato, come tanti se non proprio tutti, tanto tempo fa, ma ora più che mai mi sento bardigiano.
Il dialetto è come il sangue che lega una famiglia, il sangue stretto e quello
allungato; i nostri genitori ci hanno insegnato a parlare italiano per evolverci e non ci viene spontaneo parlare il dialetto, ma anche questo fa parte del nostro essere. Anche se seppellito da una vita in altri posti e con altre lingue e dialetti che tutti
i giorni ci entrano nelle orecchie.
U dialettu l’è cumme u sangue che liga na famijia. Gh’è cui de sangue striccu e cui de sangue longu ma tutti ien ligà. Il dialetto è come il sangue che lega una
famiglia, ci sono quelli di sangue stretto e quelli di sangue lungo ma tutti sono legati.
Viaggiare, lasciarsi permeare dalle sensazioni, luci colori forme; il paesaggio scorre a lato dell’auto in corsa cambiando continuamente
e facendo immaginare, presagire, man mano, l’aspetto e persino il carattere delle persone che vivono in quel particolare ambiente. E allora fermarsi un paio d’ore, passeggiare, entrare in un caffè, visitare il mercato, respirare l’ambiente,
verificare le sensazioni, cercare l’anima della gente per condividerla, capirla. Questo rende magnifica, insostituibile e indimenticabile ogni esperienza di un viaggio di piacere, non importa quanto lungo, non importa quanto lontano.
Il buonsenso offre una spiegazione al mondo: dice che all’in-circa il mondo è ciò che appare; dice che la condotta normale delle motivazioni umane è ragionevole.
Nel mondo del buon senso l’impegno e gli sforzi di
un uomo sono irrazionali, come il cieco e continuo sbattere degli insetti notturni sulla superficie di una lampadina accesa nel buio.
La realtà è una vita breve e piena di rogne, un uomo nato da una donna sofferente per andare incontro
ai propri guai, esattamente come le scintille del fuoco devono volare in alto nell’aria calda.
Il mondo del buon senso è un’assurdità totale, proveniente dal nulla e diretta al nulla senza alcuno scopo. Nel mondo del buonsenso
il mondo stesso non ha alcun senso.
Non penso niente perché, tanto per cominciare, non c’è niente da pensare. Ci sono dei fatti da osservare.
A pensarci bene, però, è così bello sentirti
tra i tuoi simili!
Effettivamente c’è felicità nel sentire i rumori, suoni, parole, la musica che esce da ogni cosa vivente. È bello sapere che tutto è vivo e cosciente, partecipe della tua vita come tu lo sei di lui
o di loro o di essi. È bello esistere, è bello conoscere l’unità dei molti, apprezzare la diversità del singolo; la realtà non può cessare con me perché ogni uomo è per se stesso il centro e il
motivo dell’uni-verso e della realtà... otto miliardi di motivi perché l’universo esista... e se io muoio... la realtà non smetterà di esistere: cambierà, rimarrà, ma senza di me, e dunque sarà
ancor più immotivata, inutile, insensata come è sempre stata del resto e come sempre sarà, forse eternamente. L’alternativa allora? La paranoia.
Ma qual è il senso della vita? Che cosa fanno le persone
che esistono?
Tutta la vita, di tutti, si svolge intorno alla necessità di lavorare per accedere ai soldi necessari per comprare cibo che darà la forza di andare a lavorare e con i soldi guadagnati comprare il cibo che darà la forza
di andare a lavorare; e lavorare di più per ottenere più cibo che servirà per lavorare di più. Una continua ricerca della forza di andare a lavorare, finché non si crepa... tutti... alla fine.
Abbiamo un tempo breve da vivere: in parte lo dormiremo e in parte sarà certamente miserevole.
Nell’unica vita che abbiamo, perché non decidere di essere il più possibile liberi?
Di realizzare qualcosa che possa distrarci da essa? Per esempio occupare i pensieri, confrontarci, discutere senza scopo, come facevano gli antichi ricconi chiamati filosofi?
Se la vita di un uomo è solo
un sogno irreale e immotivato, una semplice concentrazione di energia chiamata pensiero, forse la vita stessa, è un meccanismo teso a distrarci, impegnandoci per impedirci di evolverci nel piacere puro del pensiero?
Voglio liberarmi; voglio
essere talmente preso nei miei pensieri, dallo studio dei particolari, che non voglio avere il tempo di riflettere sul vero significato della vita. Un bel paradosso!
La vita mi sembra procedere tutt’altro che rettilinea, anzi,
sembra proprio una spirale: tutto cambia, affetti, momenti, situazioni, ferite, soddisfazioni, tutto cambia continuamente per effetto delle nostre azioni o almeno ci si illude che tutto cambi per effetto delle nostre azioni.
Si costruisce una ragnatela
di situazioni, una rete intricata di relazioni, e poi, quando si guarda bene, ci si ritrova sempre pressoché al punto di partenza e ci si accorge che in fondo proprio nulla è cambiato, tranne noi stessi.
La società, i rapporti sociali, le istituzioni, sono basati e si sorreggono sull’ipocrisia, istituzionalizzata ad ogni livello!
Forse un po’ di ipocrisia non è neppure negativa; è come la religione, come il caffè
il sesso o i liquori: un semplice lubrificante, un ansiolitico, un antidepressivo, necessario per rendere accettabile la convivenza civile.
L’ipocrisia che fa definire fortunato un uomo ridotto ad un vegetale parlante, supportato da macchinari
e strutture costosissime; fortunati medici, infermieri, tecnici ed ingegneri, cuochi e segretarie orgogliosi per essere parte del team di sostegno della fortuna di quell’uomo, non morto, ed affidato alle loro cure per i prossimi tanti anni, da cui
trarre, loro e altri, tanta speranza per il futuro e gli stipendi; fortunato soprattutto il padre e certamente la madre, per non dover piangere il figlio morto; ai quali viene permesso di sospirare di felicità per ogni batter di ciglia o movimento
di un muscolo; fortunati di godere della manifestazione di solidarietà della società; fortunati e felici, costretti a vendere tutto ciò che hanno, a rinunciare ad ogni progetto e futuro, a trasferire le loro vite e la loro abitazione
nei pressi dell’ospedale che contiene la loro speranza e fortuna; costretti a contare sull’appoggio sociale di quelli, sfortunati invece, perché non possono condividere tanta fortuna se non organizzando cene solidali e raccolta di fondi.
Voglio usare la logica: se si vuole che una prova logica possa essere utilizzata per scoprire alcune verità, allora non si può partire da premesse non dimostrate poiché in questa condizione la logica sarebbe
capace di provare qualunque cosa.
Noi siamo il mondo, l’unico punto comune di ritrovo al centro il mondo.
Premesse dimostrate: il mondo è quello che contiene in sé l’evidenza di se stesso!
Ciascun essere
vivente esiste, esiste perché ha esperienza diretta di sé; esiste e percepisce se stesso nel mondo grazie ai suoi sensi.
Ciascun essere vivente affronta la realtà della sua esistenza grazie alle lezioni che gli provengono dai
sensi, e non sono solo cinque di cui è dotato. I sensi e la percezione della realtà sono unici ed unitari; gli unici maestri affidabili. Io vedo ascolto tocco annuso gusto percepisco elaboro un contesto; e questi sono i fatti reali che permettono
di definire e assaporare la vita ogni singolo momento. Il mondo come lo percepisco è bello.
È bella la sensazione del sole sulla pelle, dell’acqua calda sotto la doccia, delle mani di una donna. È piacevole il profumo dei
fiori o dell’acqua marina o del cibo; il gusto succulento di una bistecca: mi piace ascoltare il vociare della gente al mercato o la musica. Mi piace osservare il panorama delle montagne che si estendono e proseguono apparentemente all’infinito
e tornano, da lontano, dal mare; sono belli i colori delle foglie e del cielo. Sono belli i tuoi occhi, il sole che mi scalda e il gelo che mi fa tremare. Sono io, sono le mie percezioni che sono reali almeno quanto lo sono io.
L’autocoscienza
dunque esiste ed è un fenomeno razionale e assoluto!
La vita di ogni giorno mi rassicura di essere in ogni caso, in ogni possibile modo, almeno in questo arco di tempo pur misero, questo periodo temporale fondamentale per la mia esistenza
e per quella dell’universo stesso, dell’intera realtà che mi circonda, per sessanta - ottant’anni.
Ultimi commenti
Davvero onorata di averti da me domenica per L'Albero dei Libri.
Buongiorno Dott. Antonio Balzani, ho acquistato su Amazon il suo "Truffa e trading", essendo io medesimo coinvolto in esperienza simile. Ho pubbli. su Amazon "FIAMMEGGIARE"; volevo inviarle il PDF pe
dopo il clic... ti dico che ho trovato tanti argomenti per diverse tipi di "emozioni". guarderò con calma uno alla volta per poterle assaggiare tutte. personalmente vivo di emozioni.