Il metodo scientifico

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Conoscere la natura per sapere cosa sia, come funziona e come starci bene in compagnia.

Questo non è un libro di testo, un libro da studiare: è un libro da leggere ma leggendo si pensa: comunque si impara. Offre un completo panorama delle scienze della terra, e delle implicazioni per l’umanità.

La salute.

Utile ai ragazzi, agli studenti, ai curiosi. Utile a tutti coloro che desiderano saperne di più sul loro mondo e su come confrontarsi con esso.

L’alimentazione.

Il metodo scientifico e l’ecologia.

L’evoluzione.

Dalla teoria dell’evoluzione alla teoria dell’instabilità costante.

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Anteprima

Ad uso dei ragazzi, degli studenti e dei curiosi.

La Natura: conoscerla per sapere cosa sia, come funziona e come starci bene in compagnia.

La salute. L’alimentazione. Il metodo scientifico e l’ecologia. L’evoluzione.

Dalla teoria dell’evoluzione alla teoria dell’instabilità costante.

Il metodo, sperimentale e provvisorio della scienza, dovrebbe garantire l’assenza di certezze negli studenti e una base da cui ripartire anziché fornire il ce­mento vincolante per alcune di esse.

Otto miliardi, più o meno di esseri umani sulla terra, Il Pianeta. Otto miliardi di esseri arroganti e presuntuosi che con il loro modo di vivere e di essere mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’intera specie ritenendosi i custodi, la massima espressione, il risultato finale del disegno naturale.

Otto miliardi di creature che si confrontano “alla pari” con centinaia di miliardi di galassie, di stelle e pianeti, di esseri viventi sulla terra: centinaia e centinaia di miliardi di animali e vegetali, di terra, d’aria, d’acqua; topi o scorpioni, piuttosto che scarafaggi e rettili o anfibi per non parlare di insetti, batteri, funghi, licheni, virus, le stesse piante etc.

Otto miseri miliardi di esseri umani di cui solo tre o quattro possono vantarsi di avere un regime di vita agevole e ragionevolmente sicuro e questi parlano e parlano e li sentite affermare che prendendo coscienza dello sconsiderato modo di agire ritengono di dovere intervenire per “salvare il Pianeta”.

Come se al pianeta potesse importare della loro presenza o sopravvivenza. Nessuno dice mai tentiamo di

salvare la specie umana, tentiamo di rinaturalizzarla, di riportarla ad un equilibrio sostenibile e piacevole con la natura, tentiamo di evitarle l’estinzione della nostra specie.

No: salviamo il pianeta; per il bene del pianeta, noi che abbiamo il potere di salvarlo; noi che siamo responsabili della natura; noi che siamo responsabili della sopravvivenza o estinzione di altre specie. Noi che siamo immagine somigliante di Dio, anzi, noi che siamo proprio Dio!

Il nostro tempo di vita è breve, anche quello di più lunga previsione, quello delle nostre economie di scala che possono proiettarsi anche cento, duecento anni avanti sono irrisori.

Mi piacerebbe un giorno ascoltare un dibattito in cui il tema sia: come viviamo oggi e come potremmo semplicemente vivere meglio e al meglio nel nostro ristretto areale, il nostro misero e breve tempo, spazio e tempo neppure lontanamente paragonabile a quelli della natura. 

Un punto di vista sull'ambiente

I cosiddetti ambientalisti, quelli da bar che di solito sono anche i più fanatici, esagerano leggendo statistiche basate su una cattiva interpretazione scientifica e giun­gendo a conclusioni che poi vengono riprodotte e diffuse per il desiderio o almeno con l’obiettivo di farsi vedere presenti “sul pezzo”. Generalmente sono statistiche e dati parziali costruiti e diffusi senza opportuni approfondimenti e utilizzati dai media più che per informare veramente, per spaventare, nel migliore dei casi così facendo spingere a cambiare gli atteggiamenti. Il risultato: una gran confusione perché così tutti hanno almeno una parte di ragione e di torto. Tutto fa notizia e intanto se ne parla.

È pur vero che la foresta amazzonica ai suoi margini viene sempre più pesantemente distrutta, ma è per far posto ai pasco­li, ai campi di canna da zucchero: le uniche cose che permettono ai contadini del luogo di sopravvivere.

Complessivamente nel mondo però la superficie verde, e quindi utile, è stabilmente in aumento, soprattutto nell'Europa e nell'America del Nord, dove la gente è abbastanza ricca da potersi permettere di usare risorse alternative alla legna da ardere ed ha sufficienti campi agricoli e risorse per coltivarli e sfamarsi.

I contadini bruciano tratti di foresta per creare campi e pa­scoli per sopravvivere, spesso incoraggiati dagli stessi stati, mentre nel Nord degli Stati Uniti, per esempio, vengono appiccati regolarmente incendi controllati per dare nuovo stimolo rigeneratore alla vegetazione e favorire la crescita delle specie represse, gli arbusti, le piante più piccole tra cui quelle medicinali. 

La vera differenza è che qui è applicato il controllo, là domina il bisogno.

Le foreste pluviali sono certamente fondamentali per rifornire di ossigeno l’atmosfera e del resto anche di anidride carbonica ma di fatto il sistema dell’ossigeno e dei gas dell’atmosfera è un sistema chiuso a cui le piante partecipano ma solo per una parte minima. Nelle foreste pluviali infatti, solo le foglie apicali partecipano alla produzione di ossigeno avendo luce in abbondanza mentre la parte sottostante lo consuma semplicemente e prospera proprio per la sua scarsità percentuale rispetto l’anidride carbonica. 

La produzio­ne netta di ossigeno nel bilancio è dunque minima.

Nel nord del pianeta, dove invece sono in netto aumento le foreste giovani, le piante producono abbondantemente ossigeno.

In realtà la deforestazione controllata, ripeto controllata, non l’estirpazione totale e l’inaridimento dei suoli scarsi e grami che sottostanno, po­trebbe essere un vero toccasana e rappresenterebbe un vero beneficio per l’atmosfera del pianeta.

Non sarebbe male pensare di coltivare a legno la foresta marginale invece di depredarla semplicemente, sempre più a fondo.

Certo è che in ogni equi­librio ecologico, la foresta, la gente e gli animali che la abitano, la disponibilità di acqua e di luce sono strettamente correlati.

Se scompare la foresta, l’equilibrio è alterato in un modo o nell'altro rispetto quello attuale: la biodiversità, la nostra cassa­forte inesplorata di possibilità interattive, tenderebbe a ridursi e dunque uomini ed animali che vi sono coinvolti e interdipendenti risultano rischiare la riduzione numerica, destinati a scomparire o a modificare il loro stato di esistenza fino all'estinzione.

Come per ogni ricerca scientifica, le doti necessarie anzi indispensabili per un ricercatore sono sostanzialmente tre:

Studiare la natura è un lavoro di ricerca che va compiuto in squadra con un’ampia condivisione, la più ampia possibile.

deve sapere che cosa cercare,

deve sapere dove cercare,

deve saper vedere anche al di là delle sue proprie teorie che ne rappresenterebbero una, grossa, limitazione all'oggettività.

La scienza, come la conoscenza sono come una sfera luminosa nel buio; mag­giore il diametro della sfera, maggiore l’oscurità che la circonda... 

(citazio­ne che mi ha colpito ed ho riportato sulla seconda pagina di un libro di terza superiore ma non ricordo più di chi sia).

Fa impressione rendersi conto che la conoscenza dei mecca­nismi basilari, la percezione della natura e della sua connaturata interazione continua con tutto ciò che sta anche oltre il visibile, il misurabile, hanno da sempre convissuto con l’umanità assumendo la forma di quella che normalmente viene identificata, ma non spiegata, come religio­sità spontanea.

Alcune basilari conoscenze hanno comunemente fatto parte dell’umanità dall'inizio della sua esistenza cosciente. 

Opportunamente manipolate sono state storicamente utili nella gestione del potere sociale.

Vivere secondo Natura

Mi domando cosa significa Vivere secondo Natura! Sono parole di cui noi ci riempiamo la bocca e le orecchie continuamente e per le quali cerchiamo, disperata­mente, ricette nei modelli che ci sono propinati dai media.

L’umanità si sta progressivamente allontanando dalla sua naturali­tà!

Lo ha sempre fatto ma sempre di più, dominando o tentando di dominare e sottomettere la natura e controllando la propria naturalità, quella della specie animale cui apparteniamo per riportarla ai canoni da egli stesso imposti. Il costo è la perdita del senso e dell’integrazione con essa, la natura.

È utile forse e bene forse, anche se non di e per tutti gli uomini sulla terra e in ogni caso è un risultato di breve, relativamente, durata. Tempo e spazio, parametri interattivi: cento, mille anni per la natura sulla terra, sono molto meno di un batter di ciglia.

È un fatto che se gli stili di vita attuali portano inesorabilmente alla malattia, del resto tutti gli stili lo fanno e lo hanno sempre fatto. La differenza è nella capacità, perseguita come obiettivo principale, di goderci la nostra breve vita. Il più a lungo possibile. Se poi qualcuno gode nel sacrificio, si accomodi.

Il maggior pericolo e conseguente rischio per la salute, con effetti sicuramente letali nel tempo, è semplicemente “l’attività di vivere!”. Tutto il resto sono solo costosi effetti collaterali.

Mangiare bene

Regime di vita: le parole significano letteralmente diete, di­rettamente dal greco! Nuove proposte ogni giorno, anno dopo anno confermate dalla “scienza” e raccomandate dalla “comu­nità scientifica” e regolarmente smentite qualche tempo dopo: il burro fa male, il burro fa bene; la carne fa male come la cioc­colata ed il salame, le uova ma gli stessi fanno bene e sono ricchi di radicali liberi che ci impediscono (???) di invecchiare

etc. etc.

Il segreto sta semplicemente nella moderazione!

Se i prodotti dimagranti e le diete propagandate fossero effi­caci, non ci sarebbero tutte quelle persone troppo grasse, ma­gre, oppure obese e tutti sarebbero giovanili e belli!

Lo stimolo al sacrificio immediato per la pro­messa di una vita più felice dopo! Base millenaria di quasi tutte le religioni!

Eliminare un cibo che piace troppo, con il nulla per intere categorie di alimenti è semplicemente sbagliato

 impone rinuncia e sacrificio, non necessari a vivere bene allegramente e neppure ad andare in paradiso poi.

Non ingrassare per non dover dimagrire è l’unica dieta: mangiare meno!

Salute

Le persone che possono permetterselo oggi (non quelle che devono fare

i conti con la sopravvivenza) vorrebbero un miglio­re rapporto con le altre persone e una vita meno stressante, più sana, che li riavvicini alla Natura (???).

Per gli animali che vivono allo stato selvaggio, la buona salute è data per scontata. In assenza, si muore! Per l’uomo è lo stesso, ma l’oligarchia di controllo finanziario e produttivo dell’economia globale, su questa necessità fonda gran parte della sua esi­stenza. 

Come tutti io sono un perfetto “quasi ignorante” e devo pur affidarmi, dare fiducia, rischiare dunque la delusione o addirittura la truffa.

Per anni ci hanno diffidato dal mangiare uova e burro o cioccolata maledicendo i grassi. Contemporaneamente ci hanno riempito di zuccheri semplici. Contando le calorie introdotte si scopre che sono identiche e dunque non è un gran sistema. Allora ci hanno propinato proteine a gogo.  Oggi si dimostra, a richiesta, il contrario di tutto.

Il nostro organismo è una macchina: funziona ad energia chi­mica fornita dai principi nutritivi che preleviamo al distributore degli alimenti. Proteine, lipidi o grassi, carboidrati o glicidi. Fondamentale, l’acqua! Assolutamente primaria e indispensabile: il primo elemento in assoluto che serve all'uomo e per il controllo del quale il mondo stesso è perennemente in stato di guerra, locale o globale che sia.

L’organismo è un ecosistema naturale.

Come per tutti i sistemi naturali, l’equilibrio più duraturo e stabile corrisponde a quello che utilizza per il sistema, il valore più basso possibile di energia.

Ogni ciclo produttivo alla fine ha un bilancio ed anche il nostro organismo ha un bilancio energetico.

Ci sono le entrate e le uscite e varie voci di spesa o accantonamenti.

In entrata l’energia assunta attraverso l’alimentazione. In uscita l’energia è spesa per tutti i lavori biologici.

Magari potesse esserci il pareggio. In pratica c’è solo un lento, costante, graduale accumulo di perdite anno dopo anno.

Il bilancio energetico in pareggio corrispon­derebbe all'incirca a un individuo di peso e forma nella norma statistica.

Il bilancio energetico è passivo invece per un individuo sottopeso; è attivo per un individuo sovrappeso o comunque fuori norma: sempre statistica.

Sembra ovvio quanto banale.

Tutto sommato è meno dispendioso energeticamente, vivere meglio e più a lungo che si può, dove si può, se si può, allegramente.

La semplice assenza di malattia non è neppure vera salute.

La salute è un fenomeno di interdipendenza: dell’energia fisica, di quella mentale e spirituale, del godimento della disponibilità ambientale al fine di essere e mantenersi in salute.

Il fine della salute è il piacere e la possibilità di goderne.

Ironia della sorte: mentre si conquista la conoscenza e l’apprezzamento per la buona tavola e la cucina, diminuisce la capa­cità di goderne a volontà! L’invecchiamento e la morte sono il normale sviluppo della vita quand’anche sana. Ho impiegato una vita per imparare a degustare e apprezzare cibi, vini, abbinamenti etc. e adesso che ne so un po’ di più, mi tocca farne a meno.

Mangiare allegramente, in compagnia, ciò che più ci piace, variando e alternando opportunamente la scelta degli alimenti è un piacere!

Io non voglio rinunciare se non per necessità impellenti. Se posso, voglio evitare il sacrificio eccessivo e soprattutto autoimposto.

Dimagrire

Per la televisione, i giornali, la moda, nel mondo di oggi pieno di ballerini e ginnasti, modelle etc.: Grasso è brutto!

Magre con un corpo in forma: irrinunciabile. Ma altrettanto irreale e innaturale. Eppure, gli uomini, animali riproduttivi che pur le donne le guardano, ed ammirano queste modelle come si farebbe con una bella statua o un’opera d’arte, trovano e sposano donne robuste dai fianchi larghi esattamente come diecimila anni fa, con un ideale rapporto vita-fianchi di circa uno a tre.

Neppure gli uomini poi scherzano con la ricerca di un’ipotetica tartaruga sepolta nella pancia sporgente rivestita e ammorbidita dall’adipe.

Non è detto affatto, almeno per le donne, che “l’apparire” (parola molto attuale e fondamentale) di corporatu­ra esile coincida con l’avere una percentuale di grasso corporeo bassa.

Non è correlato in alcuna relazione nota (a me almeno).

La comunità scientifica in questo caso (esiste anche una comunità scientifica seria ed imparziale non asservita ai giornali o all’industria, molto grande ed estesa che fa ricerca indipendente, scambia e condivide studi ed informazioni (e non lo fa su facebook), in questo caso afferma concorde che il grasso cor­poreo è indispensabile alla giusta età, nella giusta quantità, per la normale salute.

Senza questo grasso, la vita è praticamente im­possibile. Una parte è addirittura essenziale.

La percentuale me­dia statistica del grasso è differente per i due sessi (Fonte: Modello di Behnke): 3% uomini, 12% donne e corrisponde al valore minimo compatibile con uno stato di salute.

Il grasso è una riserva di preziose vitamine e oligoelementi; costituisce una riserva energetica per le attività aerobiche (di bassa intensità e prolungate nel tempo) impedisce il depaupe­ramento rapido dell’energia prodotta dagli zuccheri.

Il piacere del cibo non può che essere un’ulteriore dimostra­zione del meccanismo di azione del cervello. Lui associa ciò che è utile all'organismo ad un senso di piacere; gli eccessi e le carenze provocano punte di piacere

e successive crisi di astinenza, di­spiacere, dolore, malessere: purtroppo, generalmente con ritar­do rispetto l’assunzione.

La data di consumo consigliato

Potete acquistare e mangiare con soddisfazione un formaggio al limite della data di scadenza, venduto a metà prezzo e anche molto oltre.

Io conosco pochissime cose che posseggano effettivamente una data di scadenza. La maggior parte dei cibi in­dustriali, possiede invece una “data di Consumo Consigliata”, entro la quale il produttore può garantire le caratteristiche organolet­tiche, (colore, odore, sapore profumo) del prodotto stesso. Non è affatto scontato che superata la data il prodotto, con­sumato faccia male.

Sarà possibilmente diverso e forse meno funzionale o gradevole; a me piacciono i formaggi maturi e olezzanti, altri li preferiscono appena fatti. Quello mangiato da me è risultato ottimo e ve lo racconto.

La scadenza vera dei cibi è un fatto, certo ed accertabile, da tutti, proprio come il degrado della salute in malattia, verificabile dalle modificazioni che intervengono; per esempio non comprerete mai una scato­letta gonfia perché certamente alterata oppure frutta marcia o pesce puzzolente.

Alla base dell’utilizzo energetico ci sono tre equilibri ormona­li, ciascuno dedicato ad una specifica funzione: metabolizzare gli zuccheri, metabolizzare i grassi, metabolizzare le proteine.

Le diete spesso agiscono su uno o due soltanto di questi quindi alterano equilibri complessi e non fanno bene a lungo andare.

Mangiare solo proteine non fa ingrassare ma la quota massima di proteine che il nostro organismo usa per costruire i muscoli è bassa e non è possibile forzarlo a usarne di più a questo scopo.

La ritenzione idrica non è curabile con l’acqua priva di sodio. L’acqua ne fornirebbe comunque in quantità non significativa. Il sodio è indispensabile alla vita. È meglio non salare, salare poco o evitare cibi salati e non contenenti fosfati. Si beve an­che mangiando, infatti gli alimenti sono fatti sostanzialmente di acqua e sali: come noi.

La globalizzazione

La globalizzazione: sempre più crescente è la diffusione di epi­demie negli allevamenti e nell'agricoltura mono specie; sfrutta­mento e trattamento intensivo e allevamento altrettanto intensi­vo in paesi emergenti meno controllabili, sono tra le cause. Il contrabbando e la contraffazione levatori e produttori occidentali, l’assenza o la scarsità di con­trolli, o la malversazione, aumentano i fattori rischio per la sa­lute di animali e persone. La globalizzazione dell’allevamento e dell’agricoltura rispetto le specie più utili a produrre profitto immediato, produce alterazione dei parametri ambientali e degli equilibri, seppur minimi, tra i sistemi biologici; costituisce di fatto un inquinamento negativo; modifica i fattori di biodiversità, sradica ed estingue i serbatoi di abilità biologiche presenti e assestate negli ecosistemi locali di differenti territori e nazioni. È una reale minaccia alla biodiversità disponibile per l’umanità, al variare naturale delle condizioni ambientali. È una reale mi­naccia per l’economia agro-alimentare in quei settori produttivi, non solo nei Paesi direttamente colpiti ma ovunque. È una reale minaccia per la salute delle persone nel mondo variando l’equilibrio attuale in cui siamo immersi.

La classificazione naturalistica precede l’approccio fisico ingegneristico ai fenomeni naturali. Per la comprensione della natura l’osservazione delle interazioni tra tutti i parametri di un sistema eco­logico definito, sempre e comunque relativamente allo spazio, al tempo, al numero ed alle caratteristiche oggettive dei principali parametri interattivi è fondamentale, più ancora della successiva, necessaria misura, meccanismi, approfondimenti, tecnicismi.

C.F. Gauss diceva che manca di mentalità matematica tanto chi non sa riconoscere rapidamente ciò che è evidente quanto chi si attarda nei calcoli con una precisione superiore alla necessità! Occorre di capire quali sono i parametri maggiormente interat­tivi, poi come questi interagiscono fra loro e quali ne sono i risultati sul sistema valutato. Quali sono, cosa fanno oppure non fanno e soprat­tutto cosa possono fare in varie successive differenti condizioni, ogni volta esattamente definite il più possibile, interagendo tra loro e poi con altri parametri ancora.

È la Classificazione: in quali condizioni, quali equilibri, pur dinamici, si instaurano al variare delle condizioni osservate od imposte.

È certamente importante sapere come lo fanno, ma soprattut­to è importante prima capire se lo fanno, e poi quali siano i risultati, con­siderando questi come possibile evoluzione dei sistemi studiati. Perché ciò che fanno lo fanno certamente, ma solo se lo possono fare.

per studiare un qualcosa occorre sempre e comunque definire il campo (sistema) oggetto di studio rispetto all'osservatore che è fuori e non interagisce con il sistema ma lo può osservare; lo spazio, ossia il dove viene fatto qualcosa; il tempo, quando viene fatto questo qualcosa. Dovranno esserci inoltre parametri interattivi, il come e da chi (chi fa cosa e come lo fa, in che modo influenza gli altri parametri). Per ultimo va definito il sistema di riferimento (di confronto certo e definito se non, preferibilmente, condiviso) necessario per confrontare e dunque misurare, oggettivamente, le osservazioni. Multipli e sottomultipli di unità di riferimento. Sono più alto di lei e più basso di te, è il minimo di indicazione possibile, dove l’unità di misura o riferimento diventerà proba­bilmente lei, perché è la più piccola e le altre la contengono.

Ma cosa è un sistema da studiare? Un sistema da studiare (un ambiente) è il contesto in cui si studia, confronta, verifica, pro­va, sperimenta, riproduce, un fatto, una teoria etc. Si studia un fatto nel suo contesto, in un sistema di riferimento definito (di cui sono note le condizioni) e univoco (univocamente definito – unico – quello e non altro) perché sia un sistema oggettivo (quello in cui il confronto, riferimento, tra i parametri misurabili permette la riproducibilità dei risultati). Perché un sistema sia univocamente definito (in cui esistono condizioni necessarie e sufficienti) occorrono delle convenzioni (accordi riconosciuti) che permettono di comparare (confronta­re) e definire le caratteristiche di una cosa rispetto (in confron­to) a quelle note e definite: per esempio il sistema di misura, delle forme, di capacità, dei colori etc.

Clima: Se l’Effetto Serra prodotto dall'anidride carbonica e dagli altri gas emessi oltre che dai vulcani, dagli incendi e dall'inquinamento dell’uomo, facesse aumentare la temperatura oltre un certo limite, si scioglierebbero i ghiacciai e potrebbe succedere che, in un primo tempo,(parlo di migliaia di anni con picchi di decine o centinaia) aumenti il caldo: la nostra estate sarebbe più arida, le stagioni sarebbero sempre più lunghe e meno distinte; le piogge sarebbero più abbondanti e ci sarebbero inondazioni quando piove. In questa situazione i raccolti sarebbero distrutti per il caldo e le piogge, quindi ci sarebbe carestia; poi probabil­mente dal nord alle nostre latitudini, mancando l’acqua calda della corrente ma soprattutto l’evaporazione dagli oceani, cau­sata dall'immensa copertura nuvolosa che intercetterebbe i rag­gi solari compensando l’effetto serra riscaldante, comincerebbe a diffondersi sempre più freddo e pian piano si innescherebbe una nuova era glaciale. Pensate a quanto cala la temperatura (fino a 10-15° C) in un solo giorno di passaggio di una tranquilla perturbazione nuvolosa che si sposta passeggiando da nord a sud in piena torrida estate riposandosi sopra di a fare i suoi bisogni.

Il tutto durerebbe circa tra i dieci e i centomila anni e poi, precipitate le ultime nuvole, il sole rico­mincerebbe a sciogliere tutto e saremmo più o meno daccapo, anno dopo anno, luna piena dopo luna piena. È successo così per centinaia di milioni di anni! Noi non viviamo milioni o centinaia di migliaia di anni e sof­friamo o godiamo quello che c’è o si può prevedere ci sarà, nel giro di più o meno 50-100 anni. Abbiamo poche notizie, tracce di leggende, miti, sulle civiltà esistite, forse, prima dell’ultima glaciazione, cioè oltre 10-15.000 anni fa. Le scale temporali anni-mesi-giorno-ora-minuto-secondo sono quel­le che noi percepiamo e conosciamo. Nel sistema del mondo cellulare o atomico non esistono, sono tempi troppo lunghi! Esistono i microsecondi, i nanosecondi, i picosecondi, gli Armstrong: per noi sono troppo brevi. Nel sistema del mondo cosmico esistono migliaia di chilometri e di anni, mega giga (li conoscete per il disco fisso del computer e i costi di internet), ere milioni di chilometri e di anni, anni luceeoniparsec (misure di angoli su enormità di distanze): per noi sono troppo lunghi.

Educare

Un pensiero semplicemente naturale non può prescindere dall’immediato interesse personale da cui è certamente condizionato. Educare alla libertà di pensiero è come considerare l’analisi storica una scienza esatta: molto difficile es­sendo proprio la base di partenza contaminata (gli stessi fatti, alcuni sono certi altri mere ipotesi e ricostruzioni). La storia è condizionata dai risultati, ottenuti o desiderati, della società attuale.

Le funzioni vitali e il cervello

Le funzioni vitali e i meccanismi sociali correlati: il metabolismo è il meccanismo mediante il quale gli organismi viventi riescono a trasformare chimicamente le sostanze in altre ed altre ancora; ridurle fino ad estrarne a semplice energia del tipo maggior­mente utile alla sopravvivenza ed all'utilizzo delle cellule che compongono i vari organi (trasformazione chimica che avviene direttamente o mediante l’azione di enzimi).

Le sostanze attive: tutte le sostanze che ci danno piacere o conforto sono attive altrimenti perché mai le consumeremmo continuamente? Sono le cosiddette droghe, forti o deboli che siano. Siccome alterano gli equilibri delicatissimi su cui si basa la vita dei miliardi di cellule che lavorano simbioticamente e in collaborazione nel nostro corpo a lungo andare, poco o tanto, queste sostanze inquinano e quindi arrivano a modificare fino a distruggere l’organismo! Alcune possono avere effetti allucino­geni, cioè fanno sognare (o avere incubi) ad occhi aperti astra­endoci dalla realtà, soprattutto se questa non ci piace. Le sostanze attive, dal punto di vista degli effetti, si dividono sostanzialmente di due famiglie: stimolanti (zucchero, caffeina, teina, adrenalina, anfetamine, ecstasy, cocaina, lsd, hashish, al­cool, farmaci), rilassanti (nicotina, oppiacei, morfina, eroina, gas anestetici, marjuana, alcool, farmaci).

Funzionano, il cervello le conosce e ne conosce gli effetti: le richiede. Fornirgliele gli risparmia la fatica di far lavorare il cor­po sprecando energia.

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